IL BMI
È ormai noto a tutti che il peso corporeo varia con l’altezza, ma il modo migliore per esprimere questa relazione fu realizzato dallo statistico e astronomo Lambert Adolphe Francois Quetelet, che convalidò un metodo matematico per stimare le dimensioni del corpo umano, chiamato “Indice di Quetelet”. Oggi, grazie al fisiologo Ancel Keys conosciamo questo indicatore come: Body Mass Index (BMI).
- Che cos’è il BMI
- Come si calcola il BMI
- Quali sono i valori di riferimento
- Come applicare al meglio la formula
- Relazione tra obesità e BMI
- Criticità e limiti del BMI
- Associazione del BMI ad altri utili parametri
- Conclusioni
Che cos’è il BMI
Il body mass index (BMI) o indice di massa corporea (IMC) è un indicatore antropometrico di riferimento per lo screening di obesità e per numerosi studi epidemiologici. Questo indice viene utilizzato per valutare la condizione corporea di un soggetto. Ad esempio, nel 2016 Lancet ha pubblicato un’analisi sull’andamento del BMI negli adulti di 200 paesi dal 1975 al 2014. Al termine degli anni 900, circa 105 milioni di adulti in tutto il mondo erano classificati come obesi, inoltre la prevalenza è cresciuta di 6 volte in 40 anni, fino a raggiungere i 640 milioni di adulti obesi nel 2014. Infine, i dati epidemiologici stimano che la pandemia di obesità dovrebbe aumentare fino a quasi il 50% degli adulti in più entro il 2030.
Come si calcola il BMI
Il calcolo dell’indice di massa corporea viene effettuato attraverso la formula che prevede il rapporto tra il peso (in Kg) e l’altezza elevata al quadrato (in metri) di un determinato individuo.
Il risultato di questa formula permette di identificare la condizione sottopeso, normopeso, sovrappeso e principalmente tre classi di obesità di un soggetto.
Quali sono i valori di riferimento
Nella seguente tabella è possibile osservare i range di riferimento per i vari valori di BMI e le relative condizioni:
BMI |
CONDIZIONE |
< 16 |
Grave magrezza |
16 – 18,49 |
Sottopeso |
18,50 – 24,99 |
Normopeso |
25 – 29,99 |
Sovrappeso |
30 – 34,99 |
Obeso classe 1 |
35 – 39,99 |
Obeso classe 2 |
|
Obeso classe 3 |
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce questa classificazione come statistica e riferibile alla popolazione. Infatti, in base a questo raggruppamento la popolazione italiana (soggetti con età superiore a 18 anni) risulta distribuita nelle seguenti percentuali:
- 3% sottopeso;
- 51,5% normopeso;
- 35,5% sovrappeso;
- 10% obesa;
Come applicare al meglio la formula
Vediamo ora qualche esempio di applicazione della formula. Ad esempio, un soggetto che pesa 55 Kg con altezza 1,70 m avrà un BMI di: 55/1,702 = 19,03 Kg/m2 (quasi al limite inferiore del normopeso). Al contrario, un individuo che pesa 95 Kg con altezza 1,80 m avrà un BMI di: 95/1,802 = 29,32 Kg/m2 (quasi al limite superiore del sovrappeso). In questo caso non dobbiamo farci ingannare dai risultati ottenuti in quanto, con il semplice BMI, non siamo in grado di stabilire la composizione corporea dei due soggetti. Infatti, l’indice di massa corporea non dovrebbe mai essere utilizzato come unico metodo per valutare il peso corporeo adeguato, in quanto non risulta possibile distinguere il tessuto muscolare da quello adiposo. Sebbene il BMI possa essere considerato specifico per l’obesità, ha una bassissima sensibilità per l’adiposità. Per questo motivo non è in grado di rilevare la distribuzione del grasso corporeo, che risulta essere un importante marker di rischio cardio-metabolico e di diabete mellito di tipo 2. Quindi risulta fondamentale abbinare il BMI ad altre indagini come: la circonferenza vita-fianchi, la plicometria, l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DEXA) e la bioimpedenziometria.
Relazione tra obesità e BMI
Le linee guida per la valutazione di un paziente obeso o sottopeso suggeriscono di utilizzare il BMI come punto di partenza. Se il BMI risulta essere al di sopra o al di sotto dei valori ottimali, saranno necessarie una serie di valutazioni per quantificare l’importanza di tale deviazione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obesità viene definita con un BMI maggiore o uguale a 30 Kg/m2. Questo indice, come abbiamo già compreso, è correlato alla massa grassa e di conseguenza associato a comorbidità e mortalità in numerosi studi epidemiologici. Tuttavia, il BMI presenta importanti limitazioni nella diagnosi dell’obesità a livello clinico e individuale.
Criticità e limiti del BMI
In primo luogo, la misura non è in grado di identificare la composizione corporea, non riuscendo a distinguere la massa grassa dalla massa magra. Infatti, ad individui molto muscolosi e con poco grasso corporeo, può essere associato un BMI relativamente alto. In opposizione a ciò, una percentuale di individui con BMI minore di 30 Kg/m2, può avere una percentuale di grasso corporeo eccessiva, pur essendo classificati come normopeso in base alla misura del BMI. Un altro grave svantaggio del BMI è che non riflette la distribuzione del grasso corporeo, in particolare da grasso viscerale a sottocutaneo. Se l’adiposità sottocutanea presenta il più grande compartimento adiposo per dimensioni, il grasso viscerale che si accumula nella cavità addominale, risulta metabolicamente attivo e secerne citochine pro-infiammatorie e ormoni che esercitano importanti squilibri a livello metabolico.
Associazione del BMI ad altri utili parametri
Altri indici validi correlati allo sviluppo di obesità sono la circonferenza vita e il rapporto vita fianchi: essi pongono altre misurazioni per valutare la distribuzione del grasso corporeo e sono più fortemente correlati con il tessuto adiposo viscerale rispetto al BMI. Infatti, la National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), raccomanda che negli individui con un BMI compreso tra 25 e 34,99 Kg/m2, vengano effettuate ulteriori misurazioni per definire l’obesità addominale, con valori di 102 cm negli uomini e 88 cm nelle donne per la circonferenza vita, o di 0,95 negli uomini e 0,80 nelle donne per il rapporto vita fianchi. In realtà, recentemente è stato osservato che la misurazione della circonferenza vita è rilevante anche per le categorie di BMI inferiori a 30 Kg/m2, in quanto il rischio di malattia è aumentato negli individui con BMI basso ma con circonferenza della vita alta. A livello clinico risulta interessante notare come nel soggetto obeso, una perdita di solo il 5-10% del peso corporeo iniziale riduca in maniera marcata il rischio di sviluppare malattie associate all’eccesso di tessuto adiposo (problematiche cardiovascolari, ipertensione arteriosa, diabete mellito di tipo 2…).
Conclusioni
Comprendiamo che il BMI non è esente da forti criticità in merito alla valutazione del soggetto obeso o sottopeso. Tuttavia, è importante specificare che l’indice di massa corporea risulta di fondamentale importanza, in quanto attualmente funge da meccanismo di sorveglianza che stabilisce uno standard in base al quale è possibile monitorare i cambiamenti nella salute della popolazione.