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IL COLON IRRITABILE

22 novembre 2023

Con il termine “sindrome del colon irritabile” (comunemente conosciuta anche come “colite spastica” o semplicemente “colon irritabile”) si intende quella particolare forma di colite che non presenta, però, alcun danno a livello organico: infatti nel colon irritabile l’aspetto dell’intestino risulta del tutto normale e sano e non evidenzia alcuna anomalia.


Come dice la parola stessa, la zona interessata è proprio quella del colon, ossia la parte terminale dell’intestino.
Questo disturbo colpisce tra il 5 ed il 15% della popolazione, in particolar modo i soggetti di sesso femminile e gli individui al di sotto dei 50 anni.

È una condizione che causa forti dolori intestinali che migliorano dopo l’evacuazione, ma che possono essere presenti in maniera altalenante e discontinua, con andamento cronico-ricorrente.

Oltre a questo, porta anche ad una disfunzione intestinale, passando da momenti di stipsi a momenti di diarrea.
Tale condizione è amplificata da forti situazioni stressogene a livello psichico (lavoro, lutti, separazioni, ecc.) ma anche fisico (interventi, malattie, ecc.).

 

Cos'è il colon?

Prima di parlare di sindrome del colon irritabile dobbiamo però capire che organo colpisce e com’è fatto.

L’organo interessato è l’intestino, termine con il quale ci si riferisce a quel tratto dell’apparato digerente che inizia dal piloro e termina con l’ano: la sua funzione principale è quella di assorbimento dei nutrienti attraverso i villi intestinali, ma anche quella di protezione grazie ad un’altra importante “struttura” chiamata microbiota intestinale.


L’intestino si divide in due parti:

Differenza tra colon irritabile e patologie del colon

Come detto in precedenza, la sindrome dell’intestino irritabile è una condizione patologica che non comporta però alcun cambiamento dell’anatomia del colon, perciò non può portare ad un rischio maggiore di tumore al colon o tumore al colon-retto.

Per questo motivo è una sindrome che non va invece confusa con il morbo di Chron o con la colite ulcerosa, in quanto si tratta di vere e proprie patologie infiammatorie intestinali che portano ad un ambiente con più alta probabilità di crescita neoplastica.

Fisiopatologia

La sindrome dell’intestino irritabile causa diverse situazioni di disconfort a livello intestinale, episodi che dipendono dal modo in cui l’intestino funziona in questa condizione.

Normalmente il transito del cibo all’interno dell’intestino è regolato dalla peristalsi intestinale, ossia quelle specifiche contrazioni ritmiche che permettono l’avanzare del cibo dall’intestino all’ano: in presenza di questo disturbo, queste contrazioni possono subire un cambiamento sotto l’aspetto della forza della contrazione e della durata.

Se le contrazioni sono molto forti e lunghe, possono portare all’insorgere di gonfiore addominale, meteorismo, diarrea. Al contrario, se le contrazioni sono deboli, le situazioni che si possono presentare sono quelle di un rallentamento dello spostamento del cibo nell’intestino, con possibilità del verificarsi di altre problematiche, come stipsi, feci troppo dure e secche.

Effetti scatenanti

Come spesso accade per molti disturbi e patologie che possono riguardare il corpo umano, anche nel caso della sindrome del colon irritabile non vi è un singolo evento scatenante che porti alla manifestazione del problema, ma si riscontra invece una multifattorialità di cause che possono essere differenti a seconda dell’individuo che abbiamo di fronte: possiamo affermare perciò che esistono delle cause scatenanti intestinali ed extra intestinali.

 

Cause intestinali

Ci possono essere dei fattori biologici o predisposizioni, come una sensibilità intestinale maggiore, alterata motilità, disbiosi causata da un’alterazione del microbiota intestinale, infezioni, infiammazioni. Tutte queste situazioni possono indebolire la struttura dell’intestino e renderlo quindi più vulnerabile a possibili problematiche di disfunzione intestinale.

Non dobbiamo dimenticare che anche i cambiamenti a livello ormonale possono essere un trigger per il verificarsi della problematica.
Questa situazione è particolarmente frequente nelle donne, che ogni mese sono soggette a sbalzi ormonali per via del ciclo mestruale, rendendole dei facili bersagli per questa sindrome.

 

Cause extra-intestinali

Sicuramente hanno una notevole importanza i fattori psico-sociali, che vanno ad alterare la normale funzionalità intestinale attraverso il collegamento intestino-cervello. Con questo vuol dire che situazioni che possono essere stressanti o creare dell’ansia o comunque una situazione di disconfort mentale, vanno a “sfogarsi” a livello intestinale proprio mediante l’asse intestino-cervello. Questa situazione dà origine quindi a delle problematiche di natura psicosomatica, che non hanno, come la sindrome dell’intestino irritabile, una vera causa meccanica o biologica nonostante la sintomatologia.


Anche l’alimentazione può giocare un ruolo scatenante in questa tipologia di sindrome. È stato infatti dimostrato che alcuni cibi come cioccolato, caffè, thé, spezie e cibi particolarmente grassi, possono aumentare le probabilità di soffrire di questo disturbo. Inoltre anche prodotti contenenti lattosio, bevande zuccherate, alcoliche, alcune tipologie di frutta e verdure hanno un effetto stimolante in questo caso.


Anche lo stile di vita ha un notevole peso sul verificarsi o meno di questa patologia, o comunque sul migliorarne la sintomatologia. Dobbiamo infatti ricordare che uno stile di vita attivo aiuta a migliorare la peristalsi intestinale, riuscendo a far lavorare meglio i muscoli addominali e quelli che permettono il transito intestinale del cibo. Oltre a ciò, fare attività fisica è un toccasana per la salute mentale del nostro organismo: questo può quindi influire notevolmente sull’accentuare o meno questa problematica, soprattutto quando è prevalentemente di natura psicosomatica.

Come si diagnostica?

Al momento non esistono test specifici che possano confermare la presenza o meno della sindrome dell’intestino irritabile: il tutto si basa su un’accurata visita specialistica iniziale effettuata da un gastroenterologo che, attraverso diverse domande (eventuali cali di peso ponderale, anemia, febbre, sangue nelle feci, dolore permanente anche dopo l’evacuazione, ecc.) ed un’anamnesi mirata, evincerà un quadro clinico più o meno severo del soggetto e della sua situazione.

Avvalendosi di esami specifici, come l’esame del sangue occulto nelle feci (per escludere celiachia e malattia infiammatorie croniche dell’intestino) oppure colonscopia o tac addominale, sarà possibile escludere diverse patologie gravi all’apparato gastrointestinale.

Come detto in precedenza, non esiste un test specifico per la sindrome dell’intestino irritabile, quindi la sua diagnosi viene fatta per esclusione di altre problematiche o patologie più gravi all’apparato intestinale.

Come trattare la sindrome dell’intestino irritabile

Come abbiamo detto precedentemente, la sindrome dell’intestino irritabile è una problematica che ha natura multifattoriale: non trattandosi di una vera e propria patologia e non essendoci una vera causa scatenante correlata, si cerca di alleviare i sintomi del paziente utilizzando varie strategie. Per questo motivo, ogni paziente può sviluppare una sintomatologia differente rispetto ad un altro, portando il trattamento ad essere estremamente personalizzato.

Esistono quindi diverse aree sulle quali è possibile intervenire:

 

Alimentazione

Il primo aiuto disponibile è sicuramente quello di modificare lo stile di vita e quindi anche l’alimentazione individuale.

Nella vita di tutti giorni è facile trovarsi in delle situazioni sociali, lavorative o di tempo limitato, che ci possono portare a mangiare qualcosa di veloce, frugale, magari non totalmente corretto sotto il punto di vista salutistico o nutrizionale.

Andare quindi a regolare e migliorare la propria alimentazione, può essere un’arma vincente in relazione alla sindrome dell’intestino irritabile.

In particolare, è stato confermato che alcuni sintomi possono essere migliorati attraverso l’eliminazione (o l’importante limitazione) di alcuni cibi particolari, o meglio specifiche molecole.

Un approccio alimentare che può essere vincente è quello di una dieta Low FODMAP (Fermentable Oligo-saccharides, Disaccharides, Mono-saccharides and Polyols), zuccheri che sono poco assorbibili dal tratto gastro-intestinale ma che possono invece dare grossi problemi a livello di fermentazione, correlato ad un importante richiamo d’acqua nel lume intestinale. La loro limitazione (o completa esclusione) può essere d’aiuto nel migliorare la sintomatologia del paziente.

È comunque importante precisare che questa tipologia di alimentazione è indicata per un lasso di tempo ristretto, soprattutto in una fase iniziale dove si cerca di migliorare i sintomi.

Quando la situazione si è ristabilizzata, si dovrebbe reintrodurre, in maniera graduale e controllata, ogni alimento per capire la sensibilità soggettiva e se vi sia una correlazione dose-risposta, per poi arrivare ad una dieta personalizzata che possa permettere di non incorrere in carenze alimentari.

 

Idratazione

Una corretta idratazione, soprattutto in quei casi dove è presente un’evacuazione liquida/diarrea, sarà fondamentale per evitare situazioni di disidratazione.

Al tempo stesso, anche in presenza di una condizione di stipsi, bere adeguatamente è d’aiuto per far si che le feci mantengano una consistenza non troppo dura, situazione che porterebbe all’accentuarsi della difficoltà di evacuazione.

 

Attività fisica

Praticare regolarmente dell’attività fisica è un toccasana per i pazienti che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile per il fatto che vi è una doppia azione, ossia a livello intestinale che psicologico.

È stato visto infatti come l’esercizio fisico possa aiutare e stimolare la peristalsi, ossia la naturale contrazione muscolare intestinale che aiuta l’avanzamento del cibo fino all'espulsione sotto forma di feci. Questo sarà quindi di aiuto in quelle situazioni in cui sarà presente della costipazione o un’evacuazione debole, andando così a migliorare la sintomatologia.

Non solo, anche sotto l’aspetto psicologico l’attività fisica ci è sicuramente d’aiuto. Questo perché l’esercizio fisico influisce su diversi ormoni, come ad esempio la serotonina ossia l’ormone del “buon umore”, attraverso la stimolazione di adrenalina e noradrenalina. Anche le endorfine vengono rilasciate a seguito di un’attività fisica, riducendo così i livelli di stress generali del corpo.

Oltre a ciò l’esercizio, soprattutto se di squadra, può aiutare anche a migliorare la propria sfera sociale. Tanti sono ancora i benefici che l’attività fisica regolare apporta al nostro organismo, come un sonno migliore, una migliore autostima e/o fiducia in se stessi, un aumento della nostra capacità di problem solving. Tutte situazioni che possono essere dei fattori nel portare ad uno stress mentale che poi può ripercuotersi sul nostro intestino.

 

Fibre alimentari

Anche in questo caso, le fibre possono esserci di grande aiuto, soprattutto in quei casi in cui è presente una forte stipsi intestinale. Grazie alla loro capacità di trattenere acqua, le fibre aiutano lo svuotamento intestinale, favorendo l’avanzare del cibo per essere poi escreto tramite le feci. Inoltre, proprio la loro caratteristica di idratarsi, fa sì che le feci possano essere più morbide e limitare così la stitichezza.

Questo permetterà quindi sia di migliorare il transito intestinale ma anche le sensazioni di gonfiore/disconfort intestinale a cui si associano, migliorando di conseguenza anche l’aspetto psicologico che la situazione può andare a creare.

 

Supporto psicologico

Come detto inizialmente, la sindrome dell’intestino irritabile ha spesso una forte componente emotiva/psicologica, data dai ritmi frenetici al quale la nostra società è esposta ma anche da alti livelli di stress sotto il punto di vista lavorativo.

Avere un supporto psicologico può essere quindi di estrema importanza per riuscire a migliorare questa sintomatologia psicosomatica, ossia derivante da una situazione di stress mentale che viene scaricata però a livello intestinale tramite l’asse intestino-cervello.

Riuscire quindi ad essere consapevoli di alcune situazioni che ci possono creare più stress, capirne la causa e vedere la cosa sotto più punti di vista, può essere d’aiuto per interiorizzare la situazione, poterla affrontare in maniera diversa e magari trovare delle soluzioni per far sì che la dinamica non si possa ripresentare.

 

Farmacologica

Oltre a queste prime indicazioni, se la sintomatologia fosse di grande entità o non si dovesse avere successo con le indicazioni principali, si potrebbe ricorrere ad una terapia farmacologica che, in base alla problematica soggettiva, potrebbe riguardare differenti tipologie di farmaci.

Quelli più correlati ad un discorso di stipsi, gonfiore e dolore intestinale sono i farmaci antispastici che permettono di rilassare la muscolatura intestinale senza però andare ad inficiare la naturale peristalsi del tratto intestinale. Allentando la contrazione, il paziente potrà avvertire un miglioramento della sintomatologia, sotto l’aspetto di qualità della vita che della regolarità intestinale.

Anche i farmaci antidepressivi e neuromodulatori intestino-cervello possono essere utili per alleviare il dolore a livello intestinale.

In quei casi invece dove la diarrea e la problematica principale, si potrebbe ricorrere anche all’utilizzo di farmaci antidiarroici per poter migliorare la condizione clinica. 

Conclusioni

In conclusione possiamo affermare che la sindrome dell’intestino irritabile non è una vera e propria patologia, ma scatena diversi problemi a chi ne soffre. Non esiste un vero e proprio test al momento per poter affermare di soffrirne poiché la diagnosi avviene per esclusione di altre patologie/sindromi più gravi.

La cosa che certamente influisce in maniera importante è il benessere psico-fisico, quindi riuscire ad avere una corretta alimentazione, uno stile di vita attivo e ridurre i fattori di stress può contribuire al miglioramento dei sintomi o alla prevenzione del presentarsi del disturbo.

Come sempre, prima di mettere in pratica sistemi fai da te, è opportuno farsi affiancare da un professionista specializzato in questo disturbo per trovare la soluzione più adatta alla propria situazione.

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